C.U.P.O VOX 2

La cosa triste è che è finito cupo...
ho cercato di farlo durare il più possibile, ho centellinato i racconti perchè poi quasi mai rileggo i libri. però adesso è davvero finito e volevo darti qualche impressione di più a caldo.
poi si sa, io sono un pò di parte perchè mi piace il sapore di come scrivi, in generale, e nel complesso questo libro mi ha entusiasmato parecchio.
credo che scrivere un libro di racconti sia una sfida affatto facile, non smontare il lettore, rilanciare a ogni inizio.
Ora, immagino che non è che stavi a preoccuparti del lettore mentre costruivi cupo, come è giusto che sia, però sappi che anche dall'altro lato del libro si stà molto bene.

Io di solito non amo tanto i libri di racconti, raramente seguo l'ordine prestabilito e trovo che molto spesso i finali siano deludenti e dopo un pò di racconti di fila mi annoio, cosa che con cupo non è successo. In qualche modo i finali soddisfano, o cambia l'aspettativa verso un finale mentre leggi.
C'era poi un gustoso equilibrio con le immagini, tipo che ti guidano delicatamente dentro il racconto, riscaldano le giuste sinapsi che poi verranno sistematicamente macellate durante la lettura... :D
potrei scrivere troppo sui vari racconti, ma evito e ti dico solo che quasi liquido credo sia il mio preferito, con quel finale, ti porta proprio con lei.
che batman alla finestra mi è piaciuto da morire, ho un debole per i bistrattamenti di supereroi, e sembrava l'inizio di qualcosa di FINALMENTE interessante su batman.un film magari.
che ipercoop mi ha fatto venire i brividi.in senso buono e cattivo, forse perchè ci ho buttato un anno in un posto così, o forse perchè a me era mancato il cinismo.

fa l'effetto di quando la mattina bevi il primo sorso di caffellatte che hai fatto per sbaglio con illatte acido. quello che ha già proprio i grumi.
Darkam

Io (non) sono qui

Questo week end al Crack trovate alcune cose mie qui poi qui e qui infine qui.
io invece sarò qui.

AkaB + Il Teatro degli Orrori





































M^C^O Comunicato Stampa 16 giugno 2012

Macao libera un spazio aprendolo alla città per continuare quel processo di costruzione dal basso di un nuovo centro per l'arte e la cultura a Milano.
Alla Torre Galfa migliaia di cittadine e cittadini, lavoratrici e lavoratori della cultura, hanno messo a disposizione il loro tempo, i loro beni, le loro competenze e intelligenze per costruire insieme un nuovo modello di produzione culturale.
In Piazza Macao, per cinque giorni, la cittadinanza si è radunata quotidianamente in lunghe assemblee partecipate, per affermare l'urgenza di inventare nuove forme di democrazia diretta e di autogoverno del bene comune.
A Palazzo Citterio, come soggetto di cittadinanza attiva, Macao ha chiesto chiarezza sulla gestione dei fondi pubblici, intervenendo sulle logiche di commercializzazione dello spazio pubblico e chiedendo l'intervento della città sulla gestione degli spazi che gli appartengono.

Macao lotta per un processo costituente della cultura come bene comune, ma è sistematicamente stato represso dalle forze dell'ordine e programmaticamente ridotto ad una questione di ordine pubblico.
Nelle ultime settimane, Macao ha visto lo spazio urbano come luogo di incontro e tessitura di relazioni; è riuscito a lavorare grazie alla solidarietà e il supporto attivo di associazioni, teatri e singoli cittadini, espandendosi in forma rizomatica per tutta la città.
Uscito da una logica di emergenza, questo flusso in continuo divenire, lungi dall'essere monolitico, si è disteso nella città per continuare e approfondire il lavoro dei tavoli e per costituire nuove pratiche e reti.

Macao mette in evidenza che la categoria classica del lavoro si dimostra insufficiente a rendere conto della produzione nel campo della cultura. Dentro questa attività, diviene sempre più difficile distinguere il tempo del lavoro dal tempo libero. La funzione imprenditoriale cattura in tempo reale il prodotto della cooperazione sociale, permettendo così di allargare enormemente il mercato del lavoro e sottrarre allo stesso tempo forza di contrattazione ai lavoratori. In questa ambiguità, il lavoro cognitivo acquista potenza produttiva, ma perde potenza esistenziale, capacità di autonomia e di vita felice.

Macao ha convogliato in queste settimane lavoratrici e lavoratori dell'arte e della cultura che rappresentano uno dei settori trainanti dell'economia cittadina, il cui lavoro, messo a valore dai mercati finanziari che sottendono alle dinamiche economiche di questa città, troppo spesso non vede ridistribuito il proprio plusvalore prodotto. Macao sa di essere una macchina che mette in discussione il modo in cui la cultura viene prodotta, di fronte a quella sinergia tra pubblico e privato che produce per lo più disuguaglianza e sfruttamento, e sa anche di essere uno spazio di sperimentazione per la produzione di nuove forme giuridiche e nuovi immaginari sociali.
Macao ha bisogno di uno spazio in cui possa esprimere con gioia, ironia e bellezza questa sinergia fra linguaggi artistici, nuove forme di autogoverno e tempi di vita liberati.