Dave Cooper a caso

Ritratto di un eclettico stakanovista: intervista a Dave Cooper di Antonio Solinas

In Italia il tuo lavoro non è praticamente stato pubblicato. Vuoi presentarti al pubblico italiano?

Mi piacerebbe vedere il mio lavoro pubblicato di più in Italia. Alcune delle mie cose sono state tradotte in spagnolo e francese, penso che italiano e tedesco sarebbero un ottimo passo successivo.

Quali sono le tue influenze artistiche?

Sono ancora ispirato dalle mie influenze dell’infanzia, Tomi Ungerer & Dr. Suess. Credo che la loro giocosità e il senso di gioia di disegnare saranno sempre le mie più grandi influenze. Penso che sia stato un caso fortunato che non sia stato esposto ai fumetti fino all’età di nove o dieci anni. Altre influenze indelebili dei miei anni giovanili sarebbero state Moebius, Vaughan Bodè e Sergio Aragones. Poi Milo Manara, Crumb, Edward Gorey, George Herriman durante i miei vent’anni. Oggigiorno, traggo ispirazione dappertutto: pubblicità nelle riviste, l’immaginario della cultura pop, pittori, libri antichi. Amo J. Otto Seibold. Per quanto riguarda i fumetti, tendo a guardare a gente come Lorenzo Mattotti, Markus Huber, Heinrich Drescher, fumettisti con un alto grado di espressività. E ovviamente amerò sempre i moderni maestri alternativi americani, Clowes, Woodring, Ware, Columbia, French, Burns...

Qual è la tua direzione artistica per il futuro?


La solita di sempre, lavorare a ciò che mi interessa al momento. Lavoro volontariamente per 8-10 ore al giorno, di solito 7 giorni a settimana, per cui la cosa più importante della mia carriera è rendere ogni giorno divertente e stimolante dal punto di vista creativo. Come risultato, non mi impongo mai mete rigide nella mia carriera, anzi tento di essere il più spontaneo possibile. Ho certamente alcune mete a lungo termine, comunque: realizzare Weasel il meglio possibile per il periodo più lungo possibile; iniziare una carriera come scrittore/illustratore di libri per bambini (e ciò sta iniziando ad accadere, penso); creare il mio TV show personale (ho fatto il designer per shows come Futurama, ma ora ho un agente e sto iniziando a proporre le mie idee a Hollywood). Infine, diventare un pittore a olio più prolifico, ed esporre una o due volte all’anno in gallerie d’arte rinomate.

Il tuo stile è molto particolare (molto “underground” nell’approccio), ma ultimamente hai lavorato anche per cose più mainstream (come le produzioni per l’animazione e l’illustrazione commerciale). Sei influenzato nel tuo stile dal fatto che stai lavorando per un pubblico maggiore?

In un certo senso sì, ma penso che l’effetto sia stato di cambiare il mio stile per il meglio. Quando lavoro per progetti più orientati alla commercialità sono pienamente conscio del fatto che la meta è quella di fare qualcosa che sia il più piacevole possibile. Devo pensare in un modo che non mi era mai capitato quando stavo facendo solo cose mie personali. È divertente, in un certo senso. Non vorrei certamente farlo per tutto il tempo, ma non è un diavolo brutto come lo si dipinge. Penso che i miei progetti personali traggano beneficio dalla roba commerciale che ho fatto in due modi. Le mie doti tecniche si sono spesso affinate in una maniera altrimenti impossibile. Inoltre, più che annacquare il mio lavoro personale, penso che mi spinga ad essere ancora più sperimentale e disturbante in contrasto con le cose commerciali.

I tuoi interessi coprono ora un campo più esteso dei soli fumetti. Trovi ancora sfide stimolanti nel medium fumetto?

Assolutamente sì. È la cosa più difficile che faccio. È anche l’unico modo in cui posso concepire delle storie. A volte mi piacerebbe saper scrivere in prosa e raccontare delle storie in quella maniera, ma non funziona mai. Il modo in cui vedo le storie nella mia testa è a fumetti. Ho molti interessi al di fuori dei fumetti, ma ognuno presenta delle particolari sfide e ognuno ha i suoi particolari punti di forza. Un quadro è completamente diverso dal fare fumetti e un TV show animato è assolutamente diverso dai libri per bambini. Mi piace applicarmi a tutto allo stesso modo, solo in maniera diversa per ognuno.

Avendo lavorato per compagnie mainstream (e per Hollywood) per quanto riguarda l’animazione, saresti interessato a scrivere (o disegnare) fumetti mainstream? C’è qualche personaggio in particolare su cui vorresti cimentarti?

No, non mi interessa proprio. Anche se ho appena realizzato una storia di 7 pagine di Wonder Woman per la DC Comics, scritta dal mio amico Bob Fingerman. Wonder Woman era stata la mia prima scelta quando fui contattato dalla DC, così sono stato molto contento quando mi è stato dato il permesso. È stata una cosa divertente, ma se fossero state più di sette pagine non lo sarebbe stata.

Sei sia uno scrittore che un disegnatore. Cosa preferisci? Trovi più facile scrivere o disegnare?

Scrivere fiction è la cosa più difficile che faccio. È l’aspetto per il quale la mia personalità è meno portata. Ogni volta che ci provo è come se non lo avessi mai fatto, come se dovessi ogni volta reimparare tutto da capo. Sono sempre sorpreso quando riesco a tirare fuori qualcosa di buono. Per qualche motivo, mi ci sento attratto, ma il 99% delle volte preferirei stare a disegnare o a dipingere. Disegnare è una tale gioia per me! Come un sorriso permanente. A volte immagino di fare Weasel solo come una serie di art books senza alcuna storia o testo di nessun tipo. Ma non penso che ciò accadrà mai. La drammaticità (drama in originale, NdR) è troppo seducente.
apparsa originariamente su Rorschach e-zine 84