Il titolo Defragment deriva dal mondo dell’informatica, la deframmentazione è infatti il procedimento con cui segmenti di file salvati in zone diverse del disco fisso vengono riscritti su settori adiacenti. L’artista applica alla sua memoria questo processo, raccoglie brandelli di ricordi altrimenti relegati all’oblio e disponendoli l’uno accanto all’altro, crea un mosaico mnemonico che siamo invitati a decifrare.
Aka B si tuffa nell’abisso del passato e ne riemerge con frammenti di immagini dallo stile crudo ed essenziale, linee buie e sottili che tremando strisciano a creare arti e corpi fluttuanti, nell’assordante silenzio del bianco.
In ognuna di queste tavole sembrano mescolarsi dimensioni temporali e punti di vista differenti, all’ interno di questa visione gesti e personaggi si confondono creando cortocircuiti di senso che sfidano lo spettatore. Chi guarda è invitato a intessere relazioni tra episodi e personaggi sovrapposti, immaginando ipotetiche storie, narrazioni e rapporti ma rimanendone inesorabilmente distante. L’impressione che si ha davanti ad ogni frammento è quella di contemplare un mondo chiuso in sé stesso, lontano, intimo ed inaccessibile, quello del passato dell’ artista appunto, fatto di simboli e fantasmi personali. È interessante notare come nell’impatto con lo spettatore questo mondo intimo sia però in grado di spalancarsi ad orizzonti di senso molteplici acquisendo valore universale.
Davide Fossati