GUERRA E PACE

Breef Kazzemberg:
Akab, ti devo chiedere scusa. Ti spiego: ieri, preso dalla mia "trascendenza" ho scambiato il tuo commento su Monti come il commento sul Monti-presidente del consiglio, tant'è che al momento non capii il tuo commento e stufo di tutte le parole spese in questi giorni su "governo di santi/governo di demoni" mi rifugiai nel non dire.
Ora credo di aver capito che ti riferivi al Monti fumettista. Ti dico di più, ho letto il commento di Cajelli sul suo blog e lo trovato incomprensibile e triste, tanto è vero che stavo per scrivere qualcosa al riguardo. Ma come mi succede sempre più spesso ultimamente, scrivo qualche riga e poi cancello. Non è vigliaccheria o mancanza di "partecipazione", per come la intendeva Gaber, ma è un rifiuto, che si sta insinuando sempre più fra le mie viscere, di tutto questo "chiacchiericcio internettiano" dove tutti si sentono in diritto di dire la loro opinione su tutto, o meglio credono di avere qualcosa SEMPRE da dire in più.
E' un chiacchiericcio adolescenziale, del tipo " io ce l'ho più grosso del tuo"... a me non interessa più la discussione, perlomeno in questo senso o tono, portata avanti solo per "cannibalizzare" l'altro, solo per avere qualche adorante coglione che ti dice "hai ragione, ti stimo" o qualche altro perditempo che ti dice che il coglione sei tu.
 Ho usato "cannibalizzare" non ha caso, perché il buon Cajelli ha fatto esattamente questo con Monti: ha mangiato un suo simile, lui come tanti altri che poi si accodano appena sentono l'odore del sangue. E ormai è una cosa che veramente faccio fatica a capire, non capisco perché si picchia un uomo ferito, quando è per terra, soffocando le sue grida di aiuto tra le risate di scherno.
In verità avrei molto da dire, ma alla luce di ciò che ti dicevo sopra d'ora in poi io parlerò solo se interpellato, che sto invecchiando e mi sto imborghesendo e il "chiacchiericcio" mi da veramente fastidio.
Poi ti dico quest'ultima cosa e chiudo. Io, come tanti altri, ho trovato, invece, molto interessante la tua intervista/discussione con Ratingher. Io non sono sempre d'accordo con le tue posizioni, ma secondo me tu hai una capacità di andare nel profondo, una visione verticale delle cose, che pochi hanno.
Allora ti dico: fanne ancora di queste interviste. Fanne una alla settimana. Falle con le persone più eterogenee. Falle partendo dal fumetto e arrivando più in là, un'altra tua grande capacità è quella di non concedere risposte banali ai tuoi interlocutori. Fallo anche con "i nemici". Credo che sarebbe una cosa importante per il fumetto, per cercare di aprirlo, che al contrario di quello che dice Cajelli, io trovo chiusissimo e autoreferenziale.
Fallo partendo proprio da Monti, che secondo me ha delle cose importanti da dire e nell'intervista di Lucca a abbozzato una cosa, un fondo per le opere meritevoli ma ostiche da far digerire agli editori, bada ho detto editori e non ai lettori, che secondo me sarebbe interessante da approfondire.
Scusa la lunghezza, ho finito. Ciao, un abbraccio.
 Akab Kadabra
Allur ... Avevo capito che ti fosse sfuggito il riferimento al Monti de no altri, e sono perfettamente in sintonia con il tuo pensiero sull'inutile chiacchiericcio adolescenziale. Ti giuro che succede la stessa cosa anche a me: scrivo, e poi non mando, perché è davvero inutile. E' come quelli che tifano in maniera del tutto cieca per la loro squadra anche dopo che salta fuori che si sono comprati l'arbitro. Anche sull'appartenenza sfondi porta aperta. La situazione è di una gravità grottesca. Siamo più di 60 mila persone in questo paese, e del fumetto "altro" si vendono massimo mille copie ... mi sembra che qui i numeri parlino da soli. Monti dice solo delle cose vere che nessuno vuole sentire. Cajelli e Recchioni sono come Berlusconi quando non voleva che si dicesse in che stato fosse davvero la situazione economica da noi. Difendono il loro ridicolo status. E' un po' come in old boy. Ridi,  e il mondo riderà con te. Piangi, e piangerai da solo.
Per le interviste io continuerò a farle , ma anche qui, è sempre tutto gratis. Ed il mio tempo diventa sempre meno libero. Difficile mantenere alto l'entusiasmo quando ti accorgi che il video di Monti, ad esempio, è stato visto da 500 persone. Questi non sono numeri . Questi sono fantasmi.
ricambio l'abbraccio.
 Anzi, subito. Se mi dai il permesso metterei già queste tue parole sul mio blog. Vorrei che lo spunto di Monti non finisse nel nulla. Sarebbe un ottimo modo per parlare di un nodo (alla gola) importantissimo in questo momento. Viviamo davvero una sorta di dittatura dell'immaginario. E se ci vuoi mangiare, devi fare quello che vogliono loro. (Diabolik, Tex, Topolino) è ridicolo, e molto triste. Va sollevata la questione. Poi magari per lo spazio bianco portiamo avanti la discussione. Credo ne valga la pena.
Breef Kazzemberg
Quando sento gli esperti del fumetto dare le loro ricette... quello mi fa veramente sorridere (per essere gentile, che non cerco scontro ma riscontro). Mi chiedo come qualcuno che pensa un medium/un settore/un prodotto intellettuale sempre nello stesso modo e che fa da sempre le stesse cose possa chiamarsi "esperto", cioè: come fa uno a parlare di risolvere i problemi del mondo se conosce, alla perfezione per carità, solo casa sua perché non gli interessa quello che c'è fuori della porta e anzi se vede qualcosa dalla finestra gli spara pure.
Devi fare le cose che vuole il mercato. Se vendi sei bravo. Il pubblico è sovrano (di Venturiana memoria)... gli "espertoni" ti dicono così. Ma io che sono un "non esperto" e che LEGGO POCHISSIMI FUMETTI PERCHE' RITENGO CHE ADESSO COME ADESSO LA LETTERATURA SCRITTA SIA DI GRAN LUNGA SUPERIORE AL FUMETTO (almeno in senso generale e generico), mi chiedo: ma in America, paese amatissimo dai "fumettari" e sicuramente più "ignorante" della vecchia Europa, come può esistere uno come Linch e avere pure uno zoccolo duro di spettatori e credo vivere pure nell'agio e permettersi di fare bene o male quello che fa senza problemi?... E l'immenso Tom Waits, come ha fatto a invecchiare senza diventare un barbone senza soldi, proponendo la sua musica (sempre in evoluzione) nel paese della Germanotta?... Nel fumetto italiano due giganti così sarebbero forse stati notati da un editore illuminato che poi dopo il primo libro, visto le scarse vendite, li avrebbe scaricati o obbligati a fare qualcosa di più "lineare". Non siete commerciali,  gli direbbe. Non avete mercato. Bene: anche il più stupido sa benissimo che il mercato non è una cosa immobile. Va cercato, a volte creato e spesso, se non si vuole implodere, va stimolato con cambi di prospettive (STIAMO PARLANDO DI UN MERCATO ARTISTICO! non del mercato del pesce).
Tornado sul discorso: io credo che se in America c'è un mercato del genere (Waits, Linch, etc...) in Italia c'è altrettanto e, anzi, credo io, di più!
Questo per dire che quando sento gli "espertoni" parlare di cose che non hanno mercato stanno semplicemente mentendo.  Il punto è:  stanno mentendo sapendo di mentire?  Se si, perché? o sono semplicemente, come molti ormai in Italia, degli incompetenti?
Lancio il sasso nello stagno e non voglio nascondere la mano, per cui PUBBLICA pure.
Sulla cosa del tuo tempo hai ragione, è roba tua ed è tuo diritto farne ciò che vuoi. Però, forse, le tue conversazioni, un domani, trovando un "EDITORE", potrebbero pure essere pubblicate. Sarebbe finalmente un libro sul FUMETTO parlato e pensato da chi lo fa e non da chi lo commercia. Medita.
Su Monti si deve andare avanti!!! Cerca di far nascere una discussione vera finalmente, dove uno deve scrivere le sue idee in modo complesso, non con le frasette ad effetto "deficienza".
Potresti creare una pagina FB sull'argomento, non so, vado a cazzo...
Ora ti saluto.
PUBBLICA!
Akab Kadabra
Tutto sacrosanto. Il punto sugli americani penso si liquidi semplicemente con il fatto che il loro è un mercato globale. Tom Waits lo ascoltano anche in Cina. I film di Lynch li vedi anche in Marocco. Stesso discorso con i fumetti. Possono essere di nicchia quanto minchia vuoi, ma poi vengono tradotti in tutto il mondo.
lunedì metto insieme il post
Breef Kazzemberg
Ti disturbo ancora una volta. Io sarei anche disposto, sempre che Monti sia interessato, a fare una bella campagna di raccolta soldi per permettere al nostro di fare un altro libro, IN TOTALE LIBERTA'. Io non conosco i costi di un auto produzione, ma per dare l'esempio sarei disposto a mettere 50 euro, di più per ora fatico. Io non conosco il suo lavoro e non so nemmeno se mi piacerebbe, ma io sono solo IO e conto per uno e quando sento un urlo lancinante che arriva dal mezzo dell'oceano il mio spirito umanitario, spirito che deve far parte dell'uomo, mi spinge a cercare di aiutare chi sta annegando, chiunque sia!
Però è pure ora che si incominci a tuffarsi noi nelle acque mosse e fredde, è ora che si smetta di parlare e basta, aspettando sempre qualcuno che faccia qualcosa. Come dicevi tu, il nostro tempo è poco e averne da dedicare a Monti è difficile, però se lui fosse d'accordo questa cosa potrebbe essere una sorta di prestito, o di prova perché poi bisogna arrivare a una cifra compatibile, che lui gestirebbe per auto prodursi. Potrebbe essere un inizio di qualcosa come una "banca etica dei fumettisti" dove noi stessi raccogliamo fra di noi, volendo e riuscendo anche da lettori o enti statali, quei pochi soldi che servono per produrre quegli autori o quelle opere che osano, che anticipano, che sono artistiche.
Certo è una cosa difficilissima e ci vorrebbe un gruppo di autori che scelgano e probabilmente si riuscirebbe a fare pochissime opere in un anno, però pensa agli oscar nel cinema: giuria di esperti e premio finale che sarebbero i soldi per l'autoproduzione, chissà, magari attiri anche sponsor...
Lo so forse è utopico 'sto discorso e rischia di diventare, comunque, molto impegnativo da mettere insieme, però io butto là, metto la carne sulla graticola, discutiamone, incominciamo a fare qualcosa di concreto noi fumettisti, TUTTI senza ideologismi stupidi e anacronistici...
Non so se queste idee mi vengono perché ieri mi sono sbronzato duro e poi me ne pento lunedì... dico solo che ogni media artistico nella propria storia ha avuto momenti di confronto duro al proprio interno per andare avanti per riciclarsi, per cambiare strada e crescere. Credo sia giunto il MOMENTO che anche il fumetto abbia la sua rottura, abbia i suoi surrealisti, abbia chi discute di ARTE del/nel fumetto e non di come uccidere il drago al sesto livello, discussioni intellettuali non da bar sport. Tutti si lamentano del fatto che il fumetto non è considerato e allora facciamola noi che la facciamo 'sta NONA ARTE!
La letteratura è PIU' GRANDE del fumetto perché il fumetto, in Italia, è Gardaland e io vorrei che fosse l'Africa. La letteratura è l'Africa, con tutte le sue contraddizioni e violenze, ma con bellezze che ti fanno sanguinare l'anima e soprattutto è un ecosistema eterogeneo. Dentro l'Africa ci può stare tranquillamente anche Gardaland ma dentro Gardaland è impossibile che ci stia l'Africa. Però forse a molti interessano più le montagne russe che la foresta pluviale.
Mah... basta così, ci sarebbe molto da dire ancora, ma forse sto cadendo nell'errore che applicavo agli altri. Forse sto parlando troppo e senza che mi sia chiesto.
Ciao.
...
Minchia... ho scritto da schifo!
Akab Kadabra
Letto tutto.  Allora ... L'autoproduzione è sempre cosa buone e giusta. Come l'autogestione, ma il problema di Monti non è trovare uno che gli faccia uscire un nuovo libro. Il problema di Monti è percepire un guadagno serio da questa operazione. L'auto tassazione per finanziari un libro mi sembra quanto meno esagerato. Non è mica un panda da salvare! però rimane la questione che Gardaland non è l'Africa. E qui in Italia anche Gardaland sta chiudendo.. e sul fumetto la penso come te. Il fumetto non è preso seriamente da nessuno perché nessuno prende seriamente il fumetto. Insomma. Il cane che si mangia la sua cazzo di coda--
Breef Kazzemberg
Si, ci pensavo sta notte (e pensa te!) in effetti la mia era più una provocazione... anche se un fondo per opere d'arte e non necessariamente di mercato, secondo la mia modesta visione non sarebbe una cosa negativa.
Credo che sia ora di incominciare a pensare il fumetto in modo metafisico e non più solo fisico. Non so se sono io a non capire o forse non sono così lucido da interpretare gli altri o forse, ancora, non so spiegarmi, ma io non vedo il fumetto come fumetto e basta.
Cerco di disincagliare: per me è l'arte dell'autore che fa l'opera e il mezzo è, appunto, solo un mezzo. Non so, torno a dire che forse non capisco io, ma nel fumetto mi sembra di continuare a sentire una difesa, per me insensata, del mezzo che si traduce in una chiusura che ha il sapore di setta elitaria. Cioè, come dire, siccome sono nano e la mia casetta e piccolissima io mi ci chiudo, barricato dentro, così il mio piccolissimo mondo diventa universale perché diventa l'unico mondo possibile e conosciuto.
Non mi è piaciuto il post di Ausonia, l'ho trovato banale, con la difesa dell'autore autarchico che deve fare della sofferenza (e povertà) la propria arte e viceversa. La storia dell'arte, tutte le arti, è fatta di artisti, per la maggior parte dei casi, provenienti da famiglie benestanti. Per fare arte serve tempo costante, concentrazione, ricerca e se queste cose sono interrotte ogni giorno dal lavoro che serve per mangiare, c'è il rischio di non riuscire a scendere in profondità. Io questa cosa la sento molto nel mio lavoro, ma devo (e voglio!), mangiare. Il mito dell'artista bohemienne e una favoletta che va bene per gli studenti d'arte delle superiori.
Akab Kadabra
Sulla casetta dei 7 nani la penso pari pari a te. Sulla questione soldi ti dico, alla fine la povertà è un punto di vista privilegiato sulla realtà. Le cose si vedono o dall'attico o sulla strada, da i piani intermedi  non si vede un cazzo. Arrivano solo pettegolezzi.
Stare senza soldi ti costringe a fare mille cose diverse e tenere alte le antenne per questioni di sopravvivenza. Ma non ci farei una bandiera. Non ho niente.  Non mi manca niente.
Credo che un po' tutti si ambisca al giusto.
Ma se non c'è scelta, a casa mia si chiama resistenza.
Breef Kazzemberg
Io non dico che i soldi portino qualcosa in più all'arte, dico che qui, dove siamo noi, nel buco del culo della società "evoluta", i soldi comprano il tempo e alla ricerca artistica serve tempo e costanza, almeno per me. Bisognerebbe cambiare la società o rifugiarsi in un altro tipo di società già esistente, se no, son d'accordo con te, è resistenza. Ma se poi lo scopo diventa solo resistere si perde l'essenza della cosa, diventa guerriglia e per me l'arte non è mai guerra.
Akab Kadabra
mi sa che su questo le nostre strade si dividono...
Breef Kazzemberg
Le divisioni sono la base della discussione culturale, generano il confronto. Però quando avrai tempo mi spieghi perché per te l'arte è guerra, se no mi lasci lì, con il libro in mano e la pagina dove si scopre chi è l'assassino, strappata.
Akab Kadabra
Ahahah!! Si, si non era mia intenzione fare il colonnello Curz. Pensavo ti fossi reso conto che purtroppo ragiono sempre in termini di conflitto. Quelli che tu chiami strumenti, per me sono armi. Quello che per te è progettare, per me è strategia. Nel mio delirio vedo lucidamente la guerra psichica in atto. E ho scelto da che parte stare.
Breef Kazzemberg
Mettiamola così... il mezzo a volte può essere la guerra ma il fine deve essere la pace...
 Minchia, questa la mando alla perugina per i baci di natale!
Akab Kadabra
la pace è un valore sopravalutato.
Breef Kazzemberg
La pace dei "sensi" è un valore sopravvalutato.
Scusa, io faccio il cazzaro ora, ma credo di capire il tuo punto di vista.
Akab Kadabra
E che è una cosa molto sottile. Difficile da restituire con le parole. E' un fatto di appartenenza, in un certo senso di compassione. In fondo i lettori di Tex mi fanno pena. Come quando vedo i miei genitori credere al tg 1.Non so se mi vado spiegando.
(prima di postarlo sul blog riguarda la grammatica..)
Breef Kazzemberg
Ma tu sai benissimo che la realtà è solo una delle risposte possibili alla vita e chi vi si rifugia come dogma è solo perché ha paura di guardare oltre, stupidamente, perché se si accetta l'idea di relativo tutto acquista senso.
Akab Kadabra
Amen.
Non ho altro da aggiungere.
Breef Kazzemberg
Mi devi perdonare ma volevo tornare e tormentarti, sulla cosa della guerra. Secondo me sbagli ad abbracciare la guerra come strumento per veicolare il tuo pensiero o il tuo disagio. Dirai: e chi sei per dirlo!?... e avresti ragione, non sono nessuno, anzi, non è vero: sono un tuo spettatore, un tuo lettore. Uno che riceve delle cose dal tuo stare a questo mondo. Perciò prendila come la "letterina di un fan".
La guerra distrugge, non è una novità ma è vero. Tu ti devi difendere da chi ti attacca e ti devi difendere con le stesse armi. Ma a un certo punto le ragioni di chi si difende e di chi attacca si mischiano, diventano un ammasso cancerogeno, per tutti.
Vedendo un documentario sulla battaglia di Iwo jima, mi colpì la testimonianza di un soldato americano che per un attimo, in quel tremendo massacro che fu quella battaglia, si accorse della bellezza di quella spiaggia in cui si spargevano organi umani sotto il sole, poi tornò alla realtà e ricominciò ad uccidere. Fu l'unico, tra i testimoni di quel documento, che ricordò la bellezza di quel posto, per tutti gli altri era un inferno come tanti altri.
La guerra è questo: devi sopravvivere, devi uccidere il nemico e non ti accorgi più di quello che hai intorno, sei fuori dallo spazio e dal tempo.
E' una perdita, per te stesso, perché le tue energie sono impegnate nello sconfiggere il nemico e non si liberano. E' energia negativa, non costruisce, distrugge. Non prenderla come una posizione ascetica, non professo filosofie trascendentale, però, nelle filosofie orientali c'è un grande concetto: il concetto di vuoto, non il non-essere ma l'essere un altra cosa. Il vuoto permette al pieno di esistere, e forse è pure più importante perché avvolge tutto e non essendo visibile all'occhio umano è pieno di cose da scoprire.
Il non- agire, il non-essere in guerra vuol dire annullare la guerra, vuol dire vincere contro la massa di stupidi che credono nel distruggere il diverso. E' la forma di resistenza più alta, perché non servirà più resistere, non ci sarà più niente a cui resistere.
E se mi prendono a bastonate che faccio? Quelle son reali, sto li a prenderle?... No, il mio non vuole essere un concetto Ghandiano, il fatto è che nessuno potrà neanche più pensare di bastonarti, perchè tu sarai su un albero, non potranno mai arrivare a te, perderanno in partenza.
La guerra non serve, serve la pace. Serve la luce non il buio. Io sto lavorando molto su di me, con l'aiuto di uno psicoterapeuta, su questa cosa. Due anni fa sono sprofondato nel buio e non c'era nulla. Sto ancora lottando e la mia lotta si rivolge contro di me, contro alla mia anima guerriera. Ero in guerra con tutto, con tutti, con me stesso e non ne vale la pena, per quello che ti dicevo sopra.
Se non lo hai ancora fatto leggiti "In acque profonde" di Linch, dove spiega come la meditazione lo ha salvato, a me non interessa la meditazione in se ma quello che gli ha fatto capire.
La luce che gli ha acceso. Linch dice che anni fa era uno di quegli artisti "sballati", pieni di rabbia e che nessuno capiva la sua arte e via così. Rifiutava la luce perché pensava che gli avrebbe fatto perdere il suo lato oscuro, che era tutta la sua arte. Ma quando scoprì la meditazione, piano piano questa luce si è accesa e lui dice che tramite questa luce riesce a pescare giù nel "vero" profondo, dove prima c'era il buio e lui poteva solo andare a tentoni cercando di pescare qualcosa di buono, mentre ora pesca quello che vuole lui in piena, e vera, libertà e lucidità.
Io, nel mio piccolo sto cercando di abbattere la mia resistenza, la mia paura della luce. Sto cercando la pace, perché la guerra mi ha quasi distrutto.
Ora magari stai pensando: ma questi sono i tuoi di cazzi e che vuoi da me?
Te l'ho detto, sono un tuo fan e pretendo da te che tu renda, con le tue cose, la tua arte, il tuo pensiero profondo, la mia vita un po' più interessante. Tu come altri, ma anche tu.
Perciò se vuoi e se puoi, accendi quella luce che ti permetterà di vedere i tesori che si nascondono sul fondo del tuo oceano, tirali su e condividili con noi. Lascia stare la guerriglia.
Fine.
No, non dirmi che pretendo troppo da te, perché quello e sviare.
Akab Kadabra
la prima cosa serafica che mi viene da dire è: io ci voglio stare fuori dallo spazio e dal tempo.
 (ti rispondo ermetico, ma ti leggo con attenzione. sia chiaro)
"In acque profonde" neanche a dirlo l'ho letto già 3 volte. E' una piccola guida a cui ogni tanto ri-attingo. La cosa che dici sulla paura di perdere la propria creatività spostandosi in zone più luminose è senza dubbio vera, ma è anche vero che ognuno ha il suo percorso. Ed io non sono Lynch. E non sono nemmeno te.
Sulla guerra quello che ti posso dire è che se anche tu ti metti su un albero, la guerra non scompare, la guerra c'è o non c'è, tu poi decidere di non farne parte, ma questo non la cancella.
Breef Kazzemberg
Hai ragione sul percorso personale, io non voglio e non posso insegnare la via a nessuno, non sono un profeta.
La guerra non scompare perché nessuno vuole salire sull'albero.
Facezie ed elucubrazioni, forse...