M^C^O Comunicato Stampa 16 giugno 2012

Macao libera un spazio aprendolo alla città per continuare quel processo di costruzione dal basso di un nuovo centro per l'arte e la cultura a Milano.
Alla Torre Galfa migliaia di cittadine e cittadini, lavoratrici e lavoratori della cultura, hanno messo a disposizione il loro tempo, i loro beni, le loro competenze e intelligenze per costruire insieme un nuovo modello di produzione culturale.
In Piazza Macao, per cinque giorni, la cittadinanza si è radunata quotidianamente in lunghe assemblee partecipate, per affermare l'urgenza di inventare nuove forme di democrazia diretta e di autogoverno del bene comune.
A Palazzo Citterio, come soggetto di cittadinanza attiva, Macao ha chiesto chiarezza sulla gestione dei fondi pubblici, intervenendo sulle logiche di commercializzazione dello spazio pubblico e chiedendo l'intervento della città sulla gestione degli spazi che gli appartengono.

Macao lotta per un processo costituente della cultura come bene comune, ma è sistematicamente stato represso dalle forze dell'ordine e programmaticamente ridotto ad una questione di ordine pubblico.
Nelle ultime settimane, Macao ha visto lo spazio urbano come luogo di incontro e tessitura di relazioni; è riuscito a lavorare grazie alla solidarietà e il supporto attivo di associazioni, teatri e singoli cittadini, espandendosi in forma rizomatica per tutta la città.
Uscito da una logica di emergenza, questo flusso in continuo divenire, lungi dall'essere monolitico, si è disteso nella città per continuare e approfondire il lavoro dei tavoli e per costituire nuove pratiche e reti.

Macao mette in evidenza che la categoria classica del lavoro si dimostra insufficiente a rendere conto della produzione nel campo della cultura. Dentro questa attività, diviene sempre più difficile distinguere il tempo del lavoro dal tempo libero. La funzione imprenditoriale cattura in tempo reale il prodotto della cooperazione sociale, permettendo così di allargare enormemente il mercato del lavoro e sottrarre allo stesso tempo forza di contrattazione ai lavoratori. In questa ambiguità, il lavoro cognitivo acquista potenza produttiva, ma perde potenza esistenziale, capacità di autonomia e di vita felice.

Macao ha convogliato in queste settimane lavoratrici e lavoratori dell'arte e della cultura che rappresentano uno dei settori trainanti dell'economia cittadina, il cui lavoro, messo a valore dai mercati finanziari che sottendono alle dinamiche economiche di questa città, troppo spesso non vede ridistribuito il proprio plusvalore prodotto. Macao sa di essere una macchina che mette in discussione il modo in cui la cultura viene prodotta, di fronte a quella sinergia tra pubblico e privato che produce per lo più disuguaglianza e sfruttamento, e sa anche di essere uno spazio di sperimentazione per la produzione di nuove forme giuridiche e nuovi immaginari sociali.
Macao ha bisogno di uno spazio in cui possa esprimere con gioia, ironia e bellezza questa sinergia fra linguaggi artistici, nuove forme di autogoverno e tempi di vita liberati.