Repubblica Sera Ipad

Come un piccolo Olocausto
Aka B
Logos edizioni
Pagg. 125, euro 18


di Stefania Parmeggiani

Il segno. Aka B è un artista di frontiera. Lavora con le immagini, ma anche con le parole. Disegna, scrive e dirige film come “Mattatoio”, selezionato per la 60esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Le sue opere sono “mostri generati dalla ragione”, ritratti intensi con un utilizzo del colore che molto deve alla pittura espressionista. Un nome su tutti: Egon Schiele, l’artista che Aka B più ammira da quando, studente di una scuola d’arte, scoprì che non esisteva solamente il ritratto dal vero.

La storia. Come un piccolo olocausto è il primo volume di Mithra, una nuova collana di Logos, dedicata alla narrativa contemporanea illustrata. La casa editrice la dedica “alla bellezza della realtà, della visione cruda, senza troppi veli”. Incominciare con questo volume di Aka B è una scelta perfetta: ci sono 23 illustrazioni, ognuna accompagnata da un racconto in versi. C’è Batman in piena crisi d’identità, che una notte decide di restare alla finestra, osservando gli altri - i buoni e i cattivi - che vivono le loro esistenze da “Mickey Mouse senz’anima”. C’è una ragazza di 23 anni e il suo cane “Nero”, la loro vita torbida in mezzo alla banalità. Ci sono spacciatori, studenti, webcam girl con il cancro, vecchi che rubano salame all’Ipercoop... Una umanità squallida, dolente, rassegnata ma vera.

Pregi e difetti. Si legge sul dorso del volume: “23 racconti. 23 illustrazioni. 23 frammenti di vite cristallizzate in parole. 23 piccole umanità. Senza fronzoli. Senza alcuna mediazione. Cruda e brutale realtà. A loro modo, 23 storie sull’amore”.  Verissimo: i racconti arrivano allo stomaco del lettore prima attraverso le immagini e poi grazie alle parole sapientemente scelte per essere politicamente scorrette e con un ritmo che ricorda quello di Internet. Il libro ha un fascino morboso, è tagliente e suggestivo ma gli manca qualcosa. Non alle immagini, che hanno un equilibrio e una forza straordinaria, ma ai testi. A volte si ha l’impressione che siano troppo espliciti e che finiscano per banalizzare le storie. Qualche ombra non avrebbe tolto nulla alla “cruda e brutale realtà”.