SHOK MEMORY

Akab Raxas
A questo punto, se ti va, la prossima chiacchierata la farei con te.
Very easy.
Dici yeah?

Alberto Ponticelli

Più una cosa è easy e più è difficile uscirne vivi.
Dico yeah con reverenza.

Akab Raxas
Temi te stesso?

Alberto Ponticelli
Potrà sembrarti strano ma non mi temo affatto. Certo non sempre mi sto simpatico, è una cosa che ha a che fare con le personalità multiple: la convivenza tra una certa razionalità di base e un profondo senso dell'irrazionale che mi destabilizza a livelli più profondi. Litighiamo spesso, io e io, quando i conti non tornano. Spesso finiamo col non parlarci per giorni, hai presente quei silenzi imbarazzati dopo una discussione violenta?

Akab Raxas
Ahahah! siamo già entrati nel vivo! cmq siete tutti messi male psichiatricamente ... ma ti confesso fin da subito che vorrei parlare dello Shok. Mi pare sia stata una esperienza importante mai raccontata. Cominciamo dalla fine. Secondo te perché ci siamo sciolti proprio nel momento in cui tutto (o almeno dal punto di vista commerciale) stava funzionando?

Alberto Ponticelli
Forse proprio quelle conferme ci hanno bloccati, o meglio demotivati.
Per noi era importante giocare, metterci sinceramente in discussione, dimostrando prima a noi stessi e poi al pubblico che eravamo in grado di fare il fumetto che avremmo voluto leggere, di confezionarlo meglio di come l'editoria vera avrebbe fatto, e di portare idee che fossero destabilizzanti rispetto alla sbobba che molti (comprese tante autoproduzioni) stavano propinando.
Il fatto che tutto stesse funzionando ufficialmente, dicevo, ci ha messi in crisi: era come se la sfida si fosse conclusa e ne dovesse cominciare una nuova, che molti di noi hanno voluto cercare in altri campi. Aggiungici un po’ di cazzoneria sparsa e voilà.
La cosa che mi fa sorridere sempre è che, in ogni amarcord ufficiale da parte di altri addetti al settore, si nomina sempre di tutto tranne lo shok. Mi pare quasi che lo si voglia cancellare dalla memoria, come a voler dimenticare un incubo.. brutti sporchi e cattivi Shok kids messi finalmente in punizione.

Akab Raxas
Un pò credo sia nata proprio da noi. Da quello che ho capito nel fumetto mondo italiota funziona che le cose te le dici da solo. E per pigrizia gli altri le ripetono o le prendono per buone. Noi, credo, per svariate ragioni, tra cui metterei pudore rispetto e delicatezza dei rapporti, non ne abbiamo mai più parlato. Detto questo in che modo ne parleresti se dovessi spiegare cosa è stato lo Shok studio ad uno che non ne ha mai sentito parlare?
 
Alberto Ponticelli

Mi ricordo che nel ‘94 ero a casa di Graziano Origa , stavamo preparando una storia di Videomax e a un certo punto mi parla di questo gruppo di ragazzi giovanissimi che stavano per esordire con il loro primo fumetto (Morgue X).

Mi disse che gli si erano presentati con nomi assurdi, tipo "io sono il tuono, lui è la tempesta, lui è il terremoto". Mi fece un sacco ridere e, tanto per avere una scusa per bere un altro bicchiere di vino, brindammo a loro.
Due mesi dopo incontrai il gruppo a una fiera e vidi cosa aveva preparato: un numero disegnato benissimo, in maniera totalmente diversa da tutto ciò che avessi mai visto in Italia (allora leggevo tutto, quindi lo so per certo), dietro al tavolo c'era lo Shok nella primissima formazione: ragazzi di massimo 20 anni, intrisi di talento ed entusiasmo, assolutamente a proprio agio in mezzo ai dinosauri del fumetto.
Pensai che volevo farne parte. La sera eravamo tutti al Plastic, un locale di Milano, accuditi da Origa, praticamente il padrino dello Shok, a rovinarci come se ci conoscessimo da sempre.
Pensai che il fumetto dovesse essere questo: un po’ di follia, la capacità di sdrammatizzare e dissacrare, e il prendersi molto sul serio durante la lavorazione.

Akab Raxas
La realtà è che è stato, da un punto di vista personale, veramente incredibile. 4 anni sparati ad una velocità ultrasonica. Folli energie che si addizionavano senza alcun controllo. 24 ore su 24 ore di continue scoperte e orge creative. Non ricordo la storia del tuono della tempesta e del terremoto ma ricordo un milioni di sfiancanti riunioni al Bellintani. Mi ricordo che una volta così di punto in bianco Salvador mi diede uno schiaffo in piena faccia. Ricordo le cene ai ristoranti da cui si andava via senza pagare. Lo studio in via Plezzo. Gli scherzi disumani ad Andrusiani. Elio che scappava di casa un giorno si e uno no. La faccia di Calabrò. La voce di Ponzi. Le fidanzate di Giovanni... troppa roba. Troppa troppa roba. È un vaso di pandora mi sa che il modo migliore di intendere questa chiacchierata è lasciare uscire quello che esce. Poi magari in revisione tolgo tutto ciò che possa sembrare troppo auto-compiacente. Intanto mi interessa parlarne con te. E mettere un po’ di roba nero su bianco. Di conversazioni. Credimi. Non me ne fotte niente. Così mi libero un po’ di sta struttura del cazzo di dover per forza chiudere con una domanda e possiamo spaziare liberamente. E giusto per contraddirmi chiudo con una domanda. A quale numero (dei 30?) che abbiamo fatto uscire sei più legato e quale quello che invece ti è piaciuto meno?

Alberto Ponticelli
Talmente tanti ricordi da non sapere da dove cominciare.
È difficile spiegare cosa fosse lo Shok, perchè coincideva con la nostra vita di tutti i giorni.
È stata una crescita umana e creativa impagabile.
Era il fumetto allo stadio più sincero, non cercava di arruffianarsi il pubblico. Questo, secondo me, il lettore lo percepiva e lo apprezzava.
Credo, poi, che ci interessasse non subire quel senso di inferiorità che patisce buona parte dei fumettari. Quel disagio autoimposto di avere a che fare col parente povero di ogni altra arte. Anzi: utilizzare il fumetto in tutto il suo potenziale.
Giornata tipo dello Shok:
Elio si compra sta rivista americana piena di grafiche assurde , la porta allo studio (perché avevamo anche uno studio), Ponzi ci gioca col suo computer allora lentissimo e propone nuovi loghi, fonts, composizioni pazzesche per seconde di copertine, Calabrò colora (col mouse) fumetti con una velocità disarmante mentre disegniamo con davanti due riviste di incidenti spagnole (!), una di body building, un’altra di mostri giapponesi il video di freaks nel videoregistratore.
Intanto Giovanni disegna sul muro, un morgue fantastico, e ci mette tipo cinque secondi, perché gli interessa di più pensare a progettare la quarta di copertina dove insceneremo una finta mostra monografica dedicata allo Shok che si terrà a Vienna (con i complimenti di molti operatori del settore quando la vedranno stampata), mentre Andrusiani risponde al telefono credendo di parlare con Sergio Bonelli (e invece eri tu al telefono di un bar che lo prendevi per il culo), intanto passano le groupies (generalmente per Giovanni) o giovani fumettisti con portfolio paurosi ovviamente ignorati dall’intellighentia editoriale italiota. Verso il tardo pomeriggio riunione a casa mia insieme all'editor dark horse (!) che ci intervista e si capisce che ci vuole bene, e a fine giornata ce ne andiamo a bere mettendo insieme tutti ‘sti pezzi e pensando che una nuova idea per un fumetto si sta formando.

È un po’ diverso che stare davanti a internet scaricando telefilm per cercare nuove idee, credo.
Comunque, io sono affezionato a Egon, per ovvi motivi, ma secondo me Morgue numero 2 rimane ancora oggi il punto più alto dello Shok. Possiamo parlarne per ore, ma lì dentro c’era la summa del nostro immaginario, dei nostri disturbi. Dalla copertina alle grafiche, tutto portava verso una specie di inferno che finisce con un girotondo infernale perfettamente sensato.
Mentre Ragno, inteso come personaggio (e come serie, che però ci fruttava un bel po’ di soldi per finanziarci altri progetti) non l'ho mai sopportato.
Mi pareva impersonasse il pessimo fumetto che si traveste da "altro" per entrare in un certo salotto, non so se mi capisci.
Dovrei rileggermelo, magari sbaglio, ma l’ho sempre avvertito come un’occasione sprecata.
Però che ridere le riunioni al Bellintani (che satana abbia in gloria quei baristi!) per deciderne le sorti!
Non posso credere che fossimo tipo quindici persone che litigavano in un bar per ore mentre le vecchiette entravano a farsi le loro camomille.
Peraltro, quel conto aperto in quel bar, quando lo saldiamo?
 
Akab Raxas

Ahahahahah!! non so se ti ricordi o se eri presente..però una volta (erano già un po’ di mesi che avevamo lo studio quindi al Bellintani non ci si passava più) eravamo in macchina di sera e ad un semaforo ce li siamo ritrovati di fianco che ci guardavano e ci salutavano sorridendo. Mentre noi spaventatissimi dal debito li abbiamo ignorati e nel panico siamo fuggiti ingranando la quinta. Mi fanno male le mascelle adesso, mentre lo scrivo e lo ricordo. Però è vero. Cazzo. Ci vuole un libro. altro che intervista. Cioè. Io ne sento il bisogno. mi vengono in mente talmente tante storie legate a quel momento. Quando siamo andati in Marvel da Lupoi, il pranzo con Coniglio, Mugnoz, Bad Trip, le feste al plastic le feste al rolling stone le feste a casa di quel tipo che faceva le strisce per cyborg dove Salvador ballava come Nicolas Cage in Cuore Selvaggio e io ho conosciuto Bacilieri sotto la pioggia. Le conferenze contro Capone. Le sbronze offerte da Origa ... troppe ce ne sono. Davvero. E la cosa fantastica è che queste sono solo le cose più superficiali che abbiamo vissuto..
Ragno era un favore che sentivo di dovere ad Andrea e contemporaneamente un esperimento di serie "regolare" e classicheggiante. Infatti mi interessava solo la struttura. Imparare a coordinare molti disegnatori, costruire un dossier, le scalette, insomma una noia. Anche per me quel Morgue numero 2 è la punta più alta. E mi ricordo che il giorno che siamo andati a ritirarlo dallo stampatore (Viganò, che diceva sempre quando mi vedeva "Hai portato un po’ di ossigeno? riferendosi al contante) abbiamo fatto una riunione a casa di B-art dove eravamo tutti un po’ presi male perché ci sembrava un numero troppo ermetico. Troppo masturbatorio ... e per quanto riguarda Egon ho sempre pensato che avevamo appena cominciato a mostrarne le potenzialità. Egon era un personaggio perfetto per farci 100 numeri. non 2.

Alberto Ponticelli
cazzo è verissimo, Egon ha una tridimensionalità potenziale che non abbiamo fatto in tempo a cucirgli addosso, ma in fondo è proprio perché i nostri personaggi evolvevano di pari passo alle nostre esperienze, erano vivi per quello.
Quanto a Morgue, quanto può essere provocatorio un personaggio che ha il potere di essere intelligente e si prende gioco dell'umanità? Peraltro era fighissima la tua idea di farlo resuscitare (si perché lo abbiamo ucciso in una serie a puntate sulla rivista di Tank Girl dell'epoca) in una pompa di benzina, lasciando che i clienti che passavano potessero raccontare le loro storie? ricordo anche il metodo che volevi usare per coinvolgere i vari disegnatori, ma magari questo non lo scriviamo..
Hai tirato fuori il nome di B-art, un personaggio assurdo talmente avanti con le sue cose che manco oggi (o forse si, ma solo se va dalla Bignardi) verrebbe capito. Quanta roba c’era nel suo libro, la cultura di quel segno, i riferimenti storici, la documentazione, boh…
Non mi capacito di quanta creatività abbiamo visto passare in studio, e della cecità del mondo editoriale dell'epoca che invece li ignorava (li temeva?), preferendo alla novità le rassicuranti sbobbe alla Dylan Dog che hanno contribuito, in questo ventennio di mediocrità, a fare della scena fumettistica un bel deserto postatomico.
(comunque ricordo che il primo anno che siamo andati a San Diego, nel 94, abbiamo spedito una cartolina ai baristi del Bellintani. credo che con quel gesto ci fossimo auto-perdonati ogni mancato pagamento)

Akab Raxas
Voglio crederlo anche io.
Cmq è un gioco di scatole cinesi. Si potrebbero scrivere 10 pagine solo su B-art. lui e Giulio\Drupy. Il loro studio. Animal Soup. La mansarda in Moscova dove ha ospitato me e elio per mesi e mesi. Piena di riviste di moda. Assurdo. E il libro ... pazzesco. Pensarci ora... due colori una cura per il dettaglio… il periodo storico… la scelta della carta... il formato. Cazzo che eroe..
Si. Dobbiamo farlo. Perché così è un po’ frustrante. Nel senso. Sono tutti accenni ma poi vengo talmente sommerso dalla quantità di cose che ci sarebbero da dire che preferisco smettere di scrivere. Nel senso che andrebbe strutturato. E sentire anche gli altri...

Alberto Ponticelli
Sono sicuro che Giovanni ci sarebbe, ma pure Ponzi Salvador ecc. Elio non lo trovo più, ma spero abbia voglia di farlo. Però secondo me o lo facciamo subito o non lo facciamo più.

Akab Raxas
A questo punto sarebbe sensato vedersi anche con Giustina e provare a ragionarci un attimo insieme.

Alberto Ponticelli
stanotte ho fatto un sogno assurdo, e giuro che non capisco perchè l'ho fatto. comunque ho sognato che eravamo da qualche parte e casualmente abbiamo incontrato elio calabrò e b art e gli abbiamo detto che volevamo fare sto libro, e nessuno dei tre ha accettato. addirittura b art è andato in escandescenze e ci ha insultati. gli altri due se ne sono andati senza manco aprire bocca.
insolenti.

Akab Raxas
ieri. stazione di bologna. corro perché sto perdendo il treno per tornare. sbatto contro calabrò. dico " è che non ho più tempo" e lui mi urla al volo con estrema no challenge " Wéééé sempre in giro sei! vai a lavorare!!" e non l'ho sognato.

Alberto Ponticelli
sincronicità!!!

Akab Raxas
perfettà.