QUINDI SI, STA FUNZIONANDO

Trascrizione intervista skype ad AkaB per progetto d'esame di Bbra Io

So che Stigma è un progetto che avevi in testa da un pezzo. Mi racconti da cos'è nato e come sei riuscito a metterlo in pratica? Quando hai capito che era arrivato il momento di dare il via al progetto?

La nascita di Stigma è legata al mio percorso creativo. Già al liceo artistico, nei primi anni novanta, con alcuni compagni di scuola abbiamo iniziato ad autoprodurre le nostre cose attraverso un progetto che si chiamava Shok Studio. Questa esperienza è durata cinque anni, durante i quali siamo riusciti a vendere bene i nostri fumetti non solo in Italia, ma anche alla Dark Horse negli Stati Uniti. Poi, in un momento di massimo successo, ci siamo divisi come succede a certe boy band. Lo capisco solo ora, ma eravamo semplicemente tutti troppo giovani per investire in una cosa del genere. A vent'anni non sei un bambino, ma ci sono ancora molte cose che non hai messo bene a fuoco.
Poi per alcuni anni mi sono dedicato ad altre cose, ho smesso di occuparmi di editoria, mi sono dedicato al cinema e mi sono trasferito in Islanda dove ho vissuto per un anno.
Nel 2010
Alberto Ponticelli mi ha chiesto di fare un libro collettivo, che poi sarebbe diventato Le 5 Fasi, con una logica di spirito di gruppo simile a quella che c'era con lo Shok Studio. Con un po' di difficoltà abbiamo messo insieme quello che sarebbe diventato poi il Collettivo Dummy, scegliendo elemento per elemento tra chi ci sembrava più adatto alla sensibilità non solo artistica, ma anche umana, e abbiamo aperto uno di quei gruppi chiusi su Facebook. Per due anni ci siamo sentiti parlando di questo libro specifico, ma si parlava anche di altri argomenti, tra cui molto di editoria. Il libro è uscito nel 2012, è andato benissimo e da allora abbiamo mantenuto aperto il gruppo. L'anno successivo ci siamo ritrovati tutti a Lucca, ciascuno con il proprio libro pubblicato da case editrici più o meno grandi (Coconino Press, Grrrzetic, Lion, Logos) e lì ho pensato: ma perché invece di sparpagliarli e farli produrre da diversi editori non li facciamo noi? Il seme vero di Stigma è nato in quel momento lì, ma nasce anche da un passaggio ulteriore: l'esperienza de Le 5 Fasi ci aveva insegnato che ci sono degli autori che sono all'interno di un percorso per cui hanno imparato ad autogestirsi. Non ce l'ho con la figura dell'editor, sarei un pazzo visto che è quello che sto facendo con Stigma. Penso sia una figura fondamentale ed è importante che ci sia qualcuno che abbia uno sguardo esterno, ma questa cosa noi l'abbiamo fatta in maniera naturale tutti insieme durante la lavorazione del libro e ha funzionato molto. Ha creato un lavoro molto organico pur essendo fatto da persone diverse, è stato quasi un miracolo. Questo mi ha fatto capire che gli autori con uno sguardo critico, riescono a capire da soli le cose positive e le cose negative di un'opera, ma non della propria. Stigma ha messo insieme un gruppo di persone con questo tipo di atteggiamento. Lavorare con un solo editor è un po' come giocare a tennis, mentre noi ora stiamo giocando a rugby. Ovviamente ci si scontra, ma tutte le volte che ci confrontiamo la media di quello che salta fuori porta sempre ad una conclusione che mette d'accordo tutti e questo porta delle migliorie ai progetti.

Quindi Stigma nasce da un gruppo di autori già ben consolidato. Come sono arrivati gli esordienti a Stigma?

Ai sette membri del collettivo se ne sono aggiunti altri otto. Da quando è partito Stigma mi sono arrivate una cinquantina di proposte di libri. Sto leggendo tutto, prendo in considerazione anche le cose che mi sembrano più assurde e lontane, non si sa mai. Di queste proposte, per ora, una sola è entrata ufficialmente nel catalogo: quella di Marco Gnaccolini e Cosimo Miorelli, una coppia di autori che sta lavorando insieme ad un libro per me spettacolare. Ce ne sono altre due in forse, il resto sono tutti dei no. Gli altri autori si sono aggiunti un po' in maniera naturale. Cammello ad esempio mi aveva chiesto di scrivere una storia breve per Tumorama già a suo tempo. Mi sono fatto prendere la mano e la storia è diventata di 70 pagine. Di Jacopo Starace ho visto in rete delle tavole che mi sembravano interessanti e gli ho chiesto di mandarmele. Anche Luca Negri l'ho cercato io, su segnalazione di Tiziano Angri. Insomma, le cose sono successe in maniera naturale, ma non casuale. 




Il Progetto è stato presentato per la prima volta al BordaFest nel 2017 e la collaborazione con Eris è nata subito dopo.

Esatto, è successo tutto un po' a cavallo di quell'evento. Ti racconto anche l'aneddoto: io avevo iniziato a lavorare al catalogo insieme a tutti gli altri autori. Un giorno viene a casa mia un'amica, una specie di astrologa, e mi racconta di due pianeti nuovi: X e Y. Quello X, in realtà, è stato battezzato Eris. Mi ha parlato così tanto di questo pianeta che appena è uscita di casa mi son detto: mando il catalogo alla Eris. Loro mi hanno risposto entusiasti tipo un minuto dopo.  Quando ho iniziato con Stigma, nella mia mente speravo che si sarebbe potuta venire a creare una situazione del genere, ma non sapevo come. Il tipo di meccanismo che potevo garantire a Stigma era tutta la parte online: la prevendita, il sito internet ecc. Per le questioni legate alla percentuale molto alta che diamo all'autore, che è del 30%, avevo escluso la distribuzione, che prende il 60%, quindi non avrei potuto proporre un'offerta così alta. Poi sono comparsi loro, che portano i nostri prodotti in libreria e ci danno totale fiducia e totale carta bianca. Con molte delle realtà editoriali per cui ho lavorato negli anni sono arrivato allo scontro, vuoi perché non capisco la loro strategia economica, perché non mi piace la loro pubblicità o per qualsiasi altro motivo. Con Eris invece mi sono trovato proprio umanamente, mi sembra incredibile che esistano.

Ci sono oggi in Italia dei progetti editoriali o delle case editrici che in qualche modo sono affini a Stigma?

Credo che attualmente Stigma sia un progetto abbastanza unico. Ci sono però alcune case editrici che sento
vicine come spirito, anche se comunque stanno facendo cose molto diverse. Mi piace la Hollow Press di Nitri, che ha pubblicato anche Spugna e quindi c'è comunque un collegamento con Stigma. Mi piace molto Canicola di cui apprezzo la coerenza, in più ha pubblicato alcuni tra i libri più belli che abbia mai letto. Sono un fan sfegatato de L'uomo senza talento di Tsuge e de La morte alle calcagna di Marko Turunen. Mi piacerebbe dirti che sento delle affinità con la nuova Coconino, ma a parte Anubi, per ora, non sto capendo bene le altre scelte.

Per chi acquista i volumi durante il periodo di prevendita online è previsto uno Special in omaggio che non potrà ricevere in nessun'altra maniera, il che mi ha fatto pensare a qualcosa di simile al Prima o Mai.

Diciamo che non c'entra in maniera diretta. Nel momento in cui è nato Stigma ci si interrogava costantemente su come fare le cose nel migliore dei modi. In quella situazione lì mi sono fatto una scheda mentale delle cose migliori che ho visto in giro, infatti più che dire che Stigma sia un meccanismo nuovo è giusto dire che sia un ibrido tra tante cose. Ti faccio un esempio: il discorso della percentuale alta viene dalla mia esperienza in Shockdom. Nel caso del mio contratto specifico non era previsto un acconto, ma mi garantiva una percentuale del 20%, che è più del doppio del normale. Con Stigma quindi abbiamo deciso di portarla al 30%.
Da
Ratigher l'idea del preorder, che comunque è legata alla cultura del crowdfounding che nasceva in quel periodo. La cosa più importante dell'esperienza di Prima o Mai è che ha funzionato in termini di numeri e questo può avermi dato un po' di fiducia nel farlo, ma quello di Stigma è un meccanismo diverso.

Quello del fumetto è ormai un mercato in espansione anche in Italia, basta pensare ai colossi dell'editoria italiana che hanno dato il via alle proprie collane a fumetti. E' un bene o un male?

Come tutte le cose è entrambe e nessuna delle due. Ovviamente ciascuno ha il suo punto di vista. Quello che noto è che si sta alzando il livello di percezione del fumetto, che è quello che a me interessa di più, ovvero: anche visto da fuori non è più una roba per ragazzini, o per soli maschi. Avendo iniziato da molto giovane, ti assicuro che non solo tutti i lettori erano maschi, ma anche tutti gli autori. Adesso giustamente le cose sono cambiate e per me significa molto. Significa che il mezzo sta cambiando, sta diventando più adulto e anche più universale. Se prima parlavi solo di frustrazioni maschili e di ragazzini che sognano di diventare supereroi o uomini d'azione, adesso il fumetto, come la letteratura o il cinema, parla di qualsiasi cosa a chiunque e questo è bellissimo. In termini di effettivo funzionamento di vendita ho l'impressione che le grosse realtà editoriali rischino di fare dei passi falsi perché stanno cercando di sfruttare un trend e non hanno un'effettiva esigenza di pubblicare fumetti. In più pubblicano di tutto, non c'è una linea editoriale. So che le grosse case editrici ragionano in altri termini, ma mi sembra una politica che non può portare buoni risultati in nessuna maniera.




Vedo che ad agosto c'è in programma l'uscita di un volume antologico che coinvolge tutti gli autori di Stigma a tema Prigionia ed evasione in occasione dello Sputnik Festival. Me ne parli?

Allo Sputnik Festival dell'anno scorso abbiamo parlato molto del tema dell'intrattenimento e sul bisogno di evasione, tipico dei fumetti. Intrattenimento significa trattenere dentro. Questo bisogno di evasione implica che tu sia prigioniero, altrimenti non avresti bisogno di evadere. Viviamo in una realtà così deludente che abbiamo continuamente bisogno di distrarci con altre storie. Contemporaneamente c'è un aspetto positivo. Noi abbiamo bisogno di storie e ce ne sono alcune che ti migliorano la vita. 

A sei mesi dalla nascita del Progetto si può dire che Stigma ed Eris stiano realizzando le proprie aspettative?

Per esperienza ho imparato che è meglio non aspettarsi mai niente, è la ricetta per non essere delusi. Ovviamente i nostri calcoli li avevamo fatti, anche per capire la cifra minima in cui Stigma avrebbe funzionato. Diciamo che siamo sopra quella cifra e che quindi si, sta funzionando.