EROI DI STATO


>Tex Willer, Nick Raider, Martin Mystere, Dylan Dog, Nathan Never I
>personaggi bonelliani più famosi e più venduti hanno qualcosa in comune:
>sono tutti degli sbirri.

>Un ranger, un poliziotto, un giornalista, un detective freudiano
>dell'inconscio, un agente privato. Chi per vocazione chi per mestiere, gli
>eroi dei fumetti nostrani ricoprono il ruolo più rognoso del mondo senza
>nemmeno una goccia di cinismo chandleriano; anzi, ricavano filosofia dalla
>materia prima dei luoghi comuni più triti e ritriti, finendo col
>giustificare e rafforzare proprio quel ruolo (il Tutore dell'Ordine) che
>vorrebbero farci credere di mettere in discussione. Sono personaggi che
>vorrebbero apparire "problematici", combattuti; hanno tutti una storia
>travagliata alle spalle (complessi, sensi di colpa, ecc); sono solitari e
>riflessivi; soprattutto sono colti e idealisti, le loro storie sono piene
di
>auliche citazioni letterarie e di buoni sentimenti Insomma decisamente dei
>poliziotti verosimili!!! E se anche nei fumetti la verosimiglianza non ci
>interessa (al sottoscritto men che meno) proprio in ciò si rivela il ruolo
>smaccatamente ideologico di questi ceffi disegnati.

>A me non frega niente di leggere filosofia quando compro un fumetto.
>Tantomeno di trovarci padri piagnucolanti, figli incompresi afflitti da
>Edipo o addirittura famiglie distrutte dall'infedeltà coniugale e dal
>superlavoro (ebbene sì, non è uno scherzo, vedi Nathan Never). Questa
>filosofia da anticamera del barbiere ("Il signore è servito! Avanti il
>prossimo") non può che risultare trash. Non perché gli autori delle storie
>non abbiano mai letto un libro, tutt'altro, ma perché vogliono fare un
>fumetto con risvolti intellettuali (bleah!) e morali (aribleah!) senza però
>spostarsi dalla banalità dei luoghi comuni per riuscire a mantenere il
>prodotto neutro, gustabile per tutti i palati. Il risultato è che riescono
a
>produrre un pasticcio informe e qualunquista di psicanalisi, letteratura
>"alta" e presunti ideali politici per gonzi, che finisce col rendere trash
>quasi tutte le loro storie.

>L'unico ad aver portato linfa nuova alle salme bonelliane è stato a suo
>tempo Tiziano Sclavi. Peccato che col passare degli anni la novità - il
>nihilismo dylaniano - sia stata risucchiata da un vortice
>liberal-democratico. Si è finito col ritagliare su Dylan Dog il vestito del
>paladino dei Diritti (dell'Uomo, degli animali, delle minoranze, dei
tronchi
>umani, ecc.), ossia del poliziotto "buono" che combatte l'ingiustizia con
la
>pistola in una mano e la Bibbia (anzi, I fiori del male) nell'altra.
>Poliziotto, ebbene sì. Spero che qualcuno si sia soffermato a riflettere
sul
>fatto che Dylan, anche senza tesserino, è uno sbirro. Innanzi tutto è amico
>e collaboratore di un altro "verosimilissimo" personaggio, l'ispettore
>Bloch, che sembra più adatto a fare il curato in un villaggio del
>Lancashire, piuttosto che il poliziotto in una città di dieci milioni di
>abitanti (tanto per continuare sul filone "gli sbirri dal volto umano"). In
>secondo luogo, anche se le sceneggiature pretendono di dare sempre una
>panoramica "socio-psicologica" dei problemi dell'inconscio, l'Indagatore
>dell'Incubo a conti fatti (e a colpi sparati) finisce dritto dritto lingua
>in bocca col detective Cobretti e la sua limpida visione delle cose: "Tu
sei
>il male e io la cura".

>Tralasciando ora la riduzione di un grande surrealista come Groucho Marx a
>"racconta-barzellette", ci tocca constatare che perfino quel minimo
elemento
>"sovversivo-innovativo" (per questo paese di catto-bigotti conservati sotto
>spirito santo) che era rappresentato dallo splatter, presto è stato fatto
>rientrare nei canoni del più che accettabile. E Bonelli se ne è perfino
>vantato, pubblicando la letterina ad hoc della mamma "aperta" e
progressista
>che elogia Dylan Dog perché "fa riflettere" su tematiche attuali, perché i
>giovani bisogna aiutarli a confrontarsi con la realtà che poi queste cose
>succedono davvero e via sbrodolando. È stato un bel requiem per Dylan Dog,
>la fine peggiore per un nihilista (o presunto tale) è proprio di essere
>giustificato moralmente e morire in grazia di Dio. Avevo un amico che ha
>fatto la stessa fine. Amen.

>Il fatto è che dal declino di Tex Willer in avanti, il processo di banale
>politicizzazione dei personaggi bonelliani è proseguito fino all'avanzato
>stato di decomposizione in cui versano ormai da anni. Benché gratta gratta
>il suo ruolo sia sempre stato quello di custode della lenta estinzione
>indiana nelle riserve, almeno il buon Tex non ha mai mostrato troppa
fiducia
>nelle gloriose istituzioni americane e si sa che nel suo cuore gli indiani
>vengono prima dei bianchi. Ma se ci spostiamo ad oggi, dall'ambiguità
>arriviamo al nazi-fascismo. Chi infatti riesce a suscitare in chi scrive
una
>curiosità morbosa per le sue gesta, è senz'ombra di dubbio Nathan Never,
>l'ultima creazione bonelliana in ordine di tempo. Il personaggio vorrebbe
>ispirarsi vagamente a quello di Rick Deckard, protagonista di Blade Runner.
>Peccato però che la Banda dei Sardi (Vigna & co.) si sia dimenticata che,
>nel film, Ridley Scott ne aveva fatto un personaggio quasi negativo, un
>mercenario impacciato e decadente (abbastanza simile a Philip Marlowe).
>Nathan Never invece si avvicina molto di più all'ideale hitleriano di
>superuomo: atletico, bello, coraggioso e soprattutto pieno di ideali. Never
>racchiude in sé tutto il peggio che un personaggio dei fumetti può
>esprimere, figuriamoci una persona in carne ed ossa La sua ideologia (sua
di
>lui, del personaggio Never, che è solito dilettarsi di letteratura e
>filosofia quando non è impegnato ad ammazzare qualcuno) è composta da
>elementi a dir poco reazionari: fede nella famiglia come istituzione; senso
>di lealtà verso il datore di lavoro (da cui per altro è trattato di merda);
>sfiducia nell'efficacia della polizia ovviamente venduta e corrotta (ecco
>perché secondo lui c'è bisogno delle agenzie private, cfr. NN n.1);
>nostalgia di un passato mitico (l'età dell'oro predigitale delle
biblioteche
>e del focolare domestico) e via di questo passo. Certo, il tutto è
infarcito
>di comprensione, sensibilità, affetti, come in un film trashissimo di e con
>Sylvester Stallone (vedi sopra). Non parliamo dei personaggi che circondano
>il nostro eroe A cominciare da Legs Weaver, il prototipo wagneriano della
>Valkiria, la donna-uomo guerriera che capisce solo la forza; per continuare
>con Sigmund Baginov, macchietta dell'ebreo tutto cervello e naso; e per
>finire con gli altri esaltati e armatissimi giustizieri della notte che
>compongono lo staff dell'Agenzia Alfa. Tutti questi nazisti sarebbero
>splendidi se finissero in una sceneggiatura pulp di Quentin Tarantino e
>Roger Avary, ma non è dato: ancora una volta dobbiamo sorbirceli tocciati
in
>una melassa di "sensibilità sociale", psicologismo straccione, drammi
>familiari, e inutili invettive liberal-democratiche (se non addirittura di
>estrema destra).

>Molto probabilmente l'unico personaggio della scuderia Bonelli che merita
>una lancia spezzata a suo favore è Mister No - uno dei più dimenticati -
>proprio perché è un ribelle vero, un antimilitarista che non disdegna
>nemmeno la lotta di classe (vedi il recente Mr.No n.241) e che non ha
>bisogno di atteggiarsi a filosofo esistenzialista. Peccato sia stato
>scalzato da tempo da più giovani cialtroni.

>KILL YOUR IDOLS - dice la Bibbia - AND USE THEM - aggiungo io. Uccidili
come
>idoli da contemplare passivamente (nella speranza che il prossimo mese
>Bonelli pubblichi la tua letterina adulante), ma riutilizzali come
>personaggi da far camminare per il mondo e a cui far fare quello che ti
>pare. È venuto il momento che coloro che hanno sempre tenuto in vita Dylan
&
>co. - cioé i lettori, con i loro soldi - se ne approprino definitivamente,
>sottraendone i destini al controllo della Banda Bonelli.

>Questa è una proposta per un Grande Plagio: che ognuno prenda questi
>personaggi e ne faccia l'uso che vuole, poiché, al di là delle restrittive
e
>monopolistiche leggi sul copyright, essi sono suoi, gli appartengono. Essi
>hanno bisogno di linfa nuova, di liberarsi dai loro decrepiti "inventori".
>Frankestein si scrolli la merda di dosso e con essa concimi mille orti,
>facendola retroagire su chi lo ha voluto così un mostro bavoso.

>Gli autori stessi giustamente non hanno mai nascosto di aver creato le loro
>storie plagiando e amalgamando libri, film, altri fumetti; ebbene sì: la
>"creazione" non è nient'altro che questo. Perché dunque i lettori non
>dovrebbero poter fare lo stesso!? I nostri "eroi" avrebbero tutto da
>guadagnare dal loro apporto immaginativo!

>Quindi,

>DETOURNATE, PLAGIATE, RICREATE FUMETTI!

>Sinceramente vostro,

>Luther Blissett


SERGIO BONELLI EDITORE s.p.a.
>via M. Buonarroti 38
>20145 Milano

>Milano, 4 novembre 1995

>Cari amici di "Luther Blisset",
>fa sempre piacere ricevere lettere di critica così ben motivate e
>circostanziate come la vostra. Naturalmente abbiamo visioni molto diverse
>degli argomenti da voi trattati a proposito di Dylan Dog, ma non è
>importante. Capiamo e rispettiamo le vostre opinioni, che non condividiamo,
>e siamo orgogliosi di avervi tra i nostri lettori. Chissà, forse un giorno
>potremmo incontrarci e confrontare le nostre argomentazioni. Siamo convinti
>che qualche attenuante generica sareste costretti a riconoscercela.

>Un saluto da
>Mauro Marcheselli